I T-days, i week end pedonali lungo le vie Rizzoli, Ugo Bassi e Indipendenza, sono entrati nel ritmo della città, nel suo respiro. Lanciammo l’idea di un’area ampia pienamente percorribile a piedi, in via sperimentale nel settembre 2011, tra entusiastici sostenitori e malcelata diffidenza o ostilità. Ci ho creduto, li ho difesi interpretando il desiderio diffuso della città di avere una vera area pedonale, a trent’anni dal referendum per la chiusura al traffico del centro. Poi la scommessa, vinta, è stata quella di renderli stabili. Oggi il primo ambizioso tassello del piano della pedonalità è una realtà, amata, apprezzata e vissuta.

 

I T-days hanno significato ripensare i percorsi del trasporto pubblico e dei taxi, l’accessibilità per tutti, curare la segnaletica, l’informazione, apportare correttivi. La verifica sul campo e l’ascolto dei cittadini hanno così portato, ad esempio, ad introdurre le navette T1 e T2, a moltiplicare la sosta per i disabili nelle vie laterali, a estendere i T-days stessi in via de’ Falegnami e in Strada Maggiore, a prendere in considerazione le ulteriori proposte che verranno.

 

andrea colombo _di nuovo in centro

 

Ci hanno pensato, poi, nove mesi e tre settimane di Cantierone BOBO, che ho seguito sul campo giorno dopo giorno, a completare l’opera: restituendo splendore, sicurezza e accessibilità e rendendo ancora più piacevole passeggiare, sostare, fare acquisiti lungo la T, tutti i giorni della settimana.

Perché i T-days sono questo: 20.000 mq di socialità. Un’ oasi dove sono le persone, anche i più piccoli, ad essere al centro. Un fatto culturale. Il principale luogo di passeggio e ritrovo per i bolognesi, la comunità metropolitana, i tanti turisti. Per tutti. Abbiamo riportato le persone “di nuovo in centro”. Bologna ha ritrovato e suggellato la sua vocazione pedonale iscritta in 41 km di portici e decine di sentieri collinari.

 

La riqualificazione urbana ha coinvolto l’asse storico della via Emilia (Strada Maggiore-Rizzoli-Ugo Bassi) e le piazze attorno: le Due torri, la Mercanzia, piazza Re Enzo sono diventati nuovi salotti a cielo aperto. È cambiato il volto del Cortile del Pozzo nel Palazzo comunale (liberato dal parcheggio delle auto), di via Zamboni, di piazza Minghetti, del Francia, San Domenico e Calderini. Importanti interventi hanno riguardato i distretti dell’ex Ghetto ebraico e della Manifattura delle Arti con la pedonalizzazione di via Azzo Gardino. Sono partiti i lavori in piazza San Francesco e in via Petroni, e sempre quest’anno sono in programma nelle piazze Malpighi e Aldrovandi.

 

cantiere-bobo

 

Più spazi pedonali e ciclabili, nuovi alberi e verde, sedute, illuminazione, bagni pubblici, videosorveglianza, controllo degli accessi tramite Sirio  – riacceso il sabato – e riduzione dei pass per la Ztl. Interventi grandi e piccoli che creano armonia e continuità, rispetto per chi cammina, pedala e si muove coi mezzi pubblici innanzitutto, e per la città medioevale.

 

Passare davanti a Palazzo Fantuzzi in via San Vitale, a cui è stata restituita la facciata e la possibilità di ammirarla: è un piccolo esempio di che cosa penso che le riqualificazioni possano e debbano fare.
E così nel 2012 Bologna è stata la prima città italiana a ricevere dalla Commissione europea il premio della mobilità sostenibile, per l’invenzione dei T-days, mentre nel 2015 abbiamo vinto il prestigioso Premio Gubbio, quello che l’ANCSA, Associazione Nazionale Centri Storici Artistici, assegna per il miglior programma di rigenerazione del centro storico in Italia.
Al centro storico abbiamo dedicato energie straordinarie, perché da troppo tempo era lasciato a se stesso, e per dare l’impronta e tracciare la direzione per la riqualificazione di tutta la città.

 

Ora guardo avanti: il mio sogno è quello di dare a ciascun quartiere di Bologna il suo centro: riqualificato, pedonale, vivibile.